Mia piccola lady, stringimi
il cuore e portami con te;
Lady. Marion Dubois
Lo squallido urlo del capitano di bordo risuonò nell'abisso, prima che quello si gettasse nel mare in balia della tempesta, per poi scomparire nel gorgo nero come la pece, che tutto distruggeva e tutto risucchiava.
Una tempesta, la solita tempesta. L'aria iniziò a diventare preziosa; ogni respiro catturava sempre più acqua salata che bruciava gli occhi e la gola. E fu così che il ricordo di una falsa morte, ricondusse sulla via della vita l'esile corpicino sepolto sotto le ceneri della villa maledetta. Marion si ritrovò a respirare la nera polvere che si trovava attorno. Tossì, imprimendo in quel gesto sempre più potenza ogni volta che lo faceva, per tentare di scacciare dalla lingua quei fastidiosi granelli. Qualcosa nella sua mente vorticava in un vortice di sensazioni e ricordi: presentimenti seguiti dal dolore e dalla gelosia. Se solo il suo padrone fosse rimasto sempre con lei, se solo non l'avesse declassata sotto i piedistalli dei bambini di Crowhaven Road, forse sarebbe ancora lì, seduto su quella poltrona invisibile, con la fragile marionetta di ceramica stretta al petto, con lei.
Mentre sentiva di esser ormai perduta in un mondo il cui senso era scomparso con la persona che più di tutte adorava, Marion cercò di dimenarsi, come se stesse tentando di risalire dalle profondità degli abissi. Doveva vivere, per portare a compimento la missione, la vendetta.
La mano che prima era ricoperta di preziosa ceramica, imboccò una possibile via di fuga che si rivelò adatta; poco dopo, tutto il corpo riuscì a dissotterrarsi da quel mucchio di pena e dolore. La sensazione di soffocamento, però, non l'aveva ancora abbandonata; Marion fu costretta a doversi liberare del vestitino vittoriano che l'aveva accompagnata per tutti quegli anni. Lo fece a malincuore, quando notò che il suo corpo stava crescendo a dismisura: stava assumendo l'aspetto di un essere umano. Con una smorfia ne osservò i brandelli che tratteneva a stento tra le mani, per poi decidere di sbarazzarsene per sempre, seppellendoli là dove si trovava poco prima. Con non pochi tentativi, riuscì ad alzarsi dal mucchio di macerie che incorniciavano il paesaggio, per poi raggiungere barcollante la scogliera. Percepì una strana tensione nell'aria, un concentrato di tristezza ed ira repressa.
Fu l'ululato di un fedele compagno di giochi, a volgere i suoi occhi verdi verso la spiaggia: Thiago stava avviandosi verso un boschetto lì vicino, forse spinto dall'istinto animale o semplicemente dal timore dei cambiamenti. A Marion parve estremamente difficile decidere cosa fare; ora che i suoi movimenti non erano più controllati dai sottili fili d'argento che Black John faceva danzare con premura, doveva iniziare a pensare da sé quello che avrebbe fatto.
Segui Thiago, si disse con convinzione. Dopo aver portato un piede nel vuoto, si diede una rapida spinta verso quello che pareva un baratro di almeno una ventina di metri. Aveva visto molte bambole come lei, della sua stessa grandezza, lasciarsi cadere dal balconcino che adornava la facciata della villa, per raggiungere più velocemente il giardino. Strizzò gli occhi a causa dell'aria gelata che le veniva contro con arroganza. Un colpo sordo rimbombò alle pendici della scogliera, seguito da un urlo di terrore. Marion si ritrovava immersa in un mucchio di sabbia, così terribilmente simile alla polvere che odiava tanto, con le braccia e le gambe in posizioni innaturali, come quelle di un fantoccio gettato da un ponte. Niente sangue, nessun osso spezzato, nessun graffio. Si ritrovò con i capelli color albicocca ammassati sul viso in un groviglio disordinato: che cosa terribile, il disordine.
Solo dopo si ricordò di esser coperta da null'altro che da qualche chiazza di sabbia e fango. Notò, poco distante, un brandello di quella che doveva esser stata una vela sfilacciata dal vento tempestoso. Si alzò seguita da non pochi inquietanti crock interni al corpo che, però, terminarono dopo qualche passo. Thiago! Quì cucciolo! urlò dopo essersi avvolta nella stoffa. Azzardò una breve corsetta, che terminò con un'impacciata caduta nella sabbia.
Edited by Loch Nessä - 28/3/2011, 16:43